Ruolo del logopedista e miti da sfatare
Spesso al primo colloquio con i genitori non vengono rilevate soltanto informazioni anamnestiche, ma si entra in contatto con dubbi e paure che la famiglia ha dovuto affrontare. Questo è ancor più evidente quando si parla con genitori di bambini piccoli (tra i 2 e i 4 anni). È frequente sentirsi riferire che si sono rivolti alla logopedista su consiglio di qualcuno ma che temevano fosse troppo presto per intervenire o viceversa, che hanno aspettato a prendere contatti perché gli è stato consigliato di agire in questo modo da famigliari, insegnanti o pediatri, pur essendo preoccupati già da qualche tempo.
Quindi ora sfatiamo un mito: non è mai troppo presto per la logopedia!
Ci sono colleghi che lavorano nei reparti di neonatologia per assistere madri e bambini sin dai primi giorni di vita nella gestione di alcune problematiche di deglutizione e altri invece che lavorano su particolari quadri sindromici in cui è necessario avviare percorsi riabilitativi il prima possibile, anche prima del compimento dell’anno di età.
A prescindere da questi “casi particolari” però dobbiamo ricordare che il logopedista è lo specialista della comunicazione e del linguaggio verbale e che quindi non agisce soltanto in fase di trattamento di una patologia manifesta ma anche in contesti di osservazione e prevenzione.
Il logopedista che si occupa di ritardi e disturbi del linguaggio possiede strumenti di valutazione qualitativa e quantitativa delle abilità comunicativo-linguistiche applicabili già dai 18 mesi di vita ed utilizza diversi modelli di intervento precoce dedicati ai bambini parlatori tardivi.
È necessario quindi ampliare la visione comune del ruolo di questo professionista che può intervenire anche nella primissima infanzia, non per forza con percorsi di trattamento diretto al bambino, ma osservandone i comportamenti comunicativi e supportando i genitori nell’utilizzo di strategie utili alla comparsa o ampliamento del linguaggio del figlio.